(di Paolo Margari)
“Cento senatori, tutti cooptati, con piena immunità e pieno diritto a non subire intercettazioni”
Ecco la proposta del nuovo Senato avanzata dal PD, una perla che va di pari passo con la riforma elettorale chiamata Italicum.
Finalmente i componenti del nuovo senato, praticamente un’accozzaglia di 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e cinque svariati esponenti della società (in)civile, cooptati da un altro cooptato (il presidente della repubblica), grazie ai superpoteri derivanti dalla nomina, potranno delinquere tranquilli a casa loro, al riparo da noiose ingerenze giudiziarie e intercettazioni.
E’ palese l’iniquità dell’immunità parlamentare garantita ai componenti del nuovo senato i quali non sono parlamentari eletti ma godono di una cooptazione che accade a livello regionale, ossia a un livello istituzionale non statale.
In un paese normale, la legge dovrebbe essere uguale per tutti e non prevedere immunità di alcun tipo. Dei nuovi ‘senatori’ viene il dubbio che la cooptazione non sia principalmente se non esclusivamente finalizzata a preservarli da grane giudiziarie che potrebbero coinvolgere anche i loro promoter, tanto a livello regionale quanto a livello parlamentare, rischiando in definitiva di stravolgere gli assetti politici che reggono il governo. Una sorta di voto di scambio che garantisca stabilità di governo e immunità a tutti (e maggiore spazio di manovra per delinquere).
Difatti, il nuovo Senato di Renzi si andrebbe a configurare più come un guscio di protezione dall’intervento dei magistrati per politici regionali e comunali (ovviamente i comuni più importanti, dove il giro d’affari è rilevante). Si pensi a quanto questa protezione istituzionale, tutt’ora assente, avrebbe giovato a personaggi recentemente coinvolti in scandali regionali e comunali…
Con la composizione del nuovo Senato oltretutto si rischia di alterare un equilibrio istituzionale già esistente grazie all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e alla conferenza dei governatori regionali. Una selezione di alcuni sindaci e alcuni governatori potrebbe infatti far nascere coalizioni interne ai super organi territoriali col risultato di danneggiare gli enti più piccoli, esclusi dall’assise nazionale. Questo fatto, nel lungo termine, accentuerebbe gli squilibri territoriali, già notoriamente forti in Italia.
L’alternativa migliore? Superare il bicameralismo perfetto ma garantire che la seconda camera sia sempre frutto di un’elezione diretta da parte del corpo elettorale, con preferenze e possibilmente una legge elettorale simile a quella in atto per la Camera, altrimenti è plausibile ritrovarsi in paradossi già vissuti in Italia, ossia maggioranze differenti per ciascuna camera.
A proposito, il presidente del nuovo Senato sarà ancora la seconda carica dello stato?
Già ad aprile, durante il consueto editoriale di una delle ultime puntate di Servizio Pubblico, Marco Travaglio parlava ironicamente degli effetti delle riforme renziane (video)
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