(di Paolo Margari)
Dopo una visita al Newseum di Washington DC, il lettore del blog di Beppe Grillo, Danilo di Lecco ha scritto:
Girando tra le sale arrivo a quella dedicata alla libertà di stampa. Un plastico enorme esposto in uno dei principali musei del mondo mi sbatte in faccia la verità: l’informazione in Italia non è libera. Siamo un’anomalia, gialli di vergogna.
L’intervento è stato corredato di foto in cui si nota agevolmente come l’Italia sia rappresentata col colore giallo (indicativo di una situazione problematica) che certamente è meglio di un rosso (grave) ma non è certo il verde corrispondente a tutti gli altri paesi cosiddetti “occidentali”.

L’informazione in Italia
Tutti gli indici sono opinabili, tanto più quelli qualitativi, tuttavia, personalmente non mi stupisco più di tanto che l’Italia sia un giallo. Considerando la nostra situazione sotto vari aspetti è plausibile. Ci sono paesi peggiori dell’Italia ma certamente bisogna guardare a chi sta meglio con la consapevolezza che non siamo né saremo mai un paese scandinavo: la storia e la geografia non si possono cambiare (però le condizioni possono migliorare).
Inoltre, non credo che il sistema dell’informazione in Italia non sia per niente libero: vige la libertà di espressione, ma resta viziata da gravi anomalie che la rendono menomata rispetto a quella di altri paesi, in prevalenza occidentali.
Fra le cause della carenza di libertà nel sistema dell’informazione italiano, individuerei le seguenti dieci, in ordine sparso:
- macroscopico conflitto di interessi nel settore televisivo
- quasi-monopolio nella pay-tv
- ordine dei giornalisti che limita e può impedire un agevole accesso alla professione ed esercizio della stessa
- oligopolio nel mercato pubblicitario (inclusa internet) e sospetto di cartelli fra i principali editori
- grave ed endemico problema di criminalità organizzata (a cominciare dalle mafie dei colletti bianchi) che attraversa tutti i settori, incluse la politica, l’economia e la finanza, non di meno una parte non indifferente di stampa da queste direttamente o indirettamente controllata o influenzata
- legislazione spesso caotica e sistema giudiziario lento e inefficace rispetto a diritti d’autore, diffamazione, burocrazia e tutto ciò che di legale ruota intorno al sistema dei media.
- frequenti casi di lavoro nero o sotto pagato con scarse tutele per gli operatori
- scarsa osservanza dei principi deontologici in seno al mondo giornalistico nel quale sedicenti professionisti sposano sfacciatamente cause di propaganda politica o si limitano a pezzi di opinione e gossip, persino su testate presumibilmente autorevoli, rispetto ad un autentico giornalismo basato su fatti reali ben documentati o inchieste (invero rare e mal finanziate)
- radiotelevisione pubblica – RAI – spudoratamente lottizzata dalla politica al contrario di modelli indipendenti come accade per l’ottima BBC nel Regno Unito
- scarsa propensione degli italiani alla lettura in generale e bassa domanda di un giornalismo di qualità (anche attraverso i media audiovisivi) rispetto a contenuti di scarso valore prevalentemente sportivi per gli uomini e scandalistici per le donne
Evidentemente non si tratta di problemi legati strettamente ai media ma. più in generale, al sistema Italia nel suo complesso, che riflette i suoi mali ben noti anche sull’informazione, cardine di una democrazia compiuta e, nel nostro Paese, corresponsabile della sua palese incompiutezza.
Per saperne di più sulla libertà di stampa in Italia e nel mondo consiglio di consultare l’approfondito report online di Reporter Senza Frontiere che utilizza una metodologia di valutazione alquanto complessa e articolata (e opinabile come tutte), differente da quella applicata nella rappresentazione esposta nel Newseum. Pur cambiando la metodologia, il risultato non cambia: l’Italia in fatto di libertà di stampa se la passa male.
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