(di Paolo Margari)

Matteo Renzi
L’investitura a Presidente del Consiglio di un giovane sindaco di una città media – Matteo Renzi – non è il frutto di processo democratico, ma di un’arrampicata-lampo telecomandata che ancora lascia sbigottiti in molti per tempi e modalità in cui è avvenuta. Il Paese ha assistito all’ennesima forzatura operata dal Quirinale che da organo di equilibrio dei poteri istituzionali si è trasformato di fatto in una soft-dictatorship.
La non-elezione di Renzi, avvenuta assolutamente fuori dalle regole e lontano da quanto ci si aspetta in una democrazia compiuta, è stato l’ultimo omaggio del vecchio garante dello status quo i cui tentacoli non intendono in alcun modo mollare la baracca istituzionale italiana, ormai marginale colonia di poteri finanziari sovranazionali.
Il MoVimento 5 Stelle, ancora attanagliato da problemi interni (comunicazione e organizzazione in primis), spesso tuttavia generati e amplificati oltremodo da una stampa in grandissima parte asservita a un gruppo di potere che agisce all’unisono e bisticcia solo per una guerra fra clan interni contraddistinti da differenti brand partitici temporanei, continua a rappresentare l’unica alternativa credibile e possibile al desolante scenario partitico che si presenta agli elettori.
Le elezioni europee di Maggio 2014 saranno le più importanti mai avute sin dall’istituzione del Parlamento Europeo perché mai come adesso si è sentito cruciale il peso dell’istituzione comunitaria della vita dei cittadini e, per la prima volta, ci sarà anche un’indicazione del Commissario Europeo data dagli elettori attraverso i partiti anziché da un ristretto gruppo di delegati nazionali com’è accaduto sinora.
Se il MoVimento 5 Stelle migliorerà il risultato straordinario delle Elezioni Politiche 2013, confermandosi ancora la prima forza politica italiana, il governo non potrà restare sordo alle istanze popolari e dovrà ridare la voce al corpo elettorale ben prima del termine di una legislatura nata monca a causa di una legge elettorale universalmente riconosciuta come pessima. La sua alternativa Italicum – tutt’ora in costruzione e non è detto che diventi legge a breve – purtroppo non lascia ben sperare coloro i quali auspicano un cambiamento reale e radicale di volti e politiche che governano il Paese.
Il pregiudicatellum, rinominato in onore del co-autore Silvio Berlusconi per mano del fido Verdini(chi?), appare infatti piuttosto un pacchiano tentativo di blindatura di correnti politiche facenti capo a numerose lobby e, per puro atto dovuto, sostengono l’armata Brancaleone che occupa gli scranni del governo.
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